La civiltà nuragica in Sardegna

civiltà nuragica

Ci sono arrivate testimonianze di spettacolare rilevanza archeologica e culturale, i NURAGHI (ben 7.000, sparsi in tutta la Sardegna), grandiose costruzioni a forma di torre tronco-conica erette con grosse pietre in stile megalitico e tenute insieme dalla forza di gravità.
La radice nur di nuraghe significa “mucchio di sassi”, costruzione cava e molto comune nella toponomastica sarda (Nurachi, Nuragus, Nu-rallao, Nuraxinieddu, Nureci, Nurra, Nurri, ecc).

All’ombra di queste superbe costruzioni fiorì invero una grande civiltà di arte, di lavoro, di cultura e di moralità, che si distinse nella pastorizia, nell’agricoltura, nell’artigianato, nella caccia, nella pesca, nell’architettura, nella produzione di oggetti vari di metallo di utilità pratica ma anche ornamentale e culturale (soprattutto in bronzo).
Le genti nuragiche producevano grano e olio di lentisco, utilizzavano le ghiande, conoscevano l’uva; allevavano soprattutto bovini, ovini e suini, animali da cortile (galli, colombe, uccelli); probabilmente non conoscevano ancora il cavallo.
La caccia riguardava principalmente cervi, lepri, conigli e cinghiali.
L’artigianato comprendeva la lavorazione della pelle, per ricavarne oggetti d’uso quotidiano (gonnellini, sandali, cinture), l’osso ed il corno invece venivano usati per la produzione di bottoni e punteruoli, le fibre animali per il confezionamento di vestiario.

La civiltà nuragica si è sviluppata in Sardegna dall’età del bronzo fino all’età del ferro, nel periodo compreso tra il 1600 a.C. fino al momento della conquista dell’isola da parte dei Romani, la cosiddetta “era nuragica”, suddivisa in tre periodi  ben distinti:
NURAGICO- ARCAICO (1900-1500)

MEDIO-NURAGICO (1500-900), con cultura predominante quella di Bonnannaro

TARDO NURAGICO (900-500), con le culture di Bonnannaro e quella geometrica-orientalizzante.


La cultura del Nuragico-Arcaico, pastorale e guerriera, si affermò in tutta la Sardegna, soppiantando le precedenti culture e durò anche tutto il periodo successivo.
I prodotti predominanti della ceramica erano, in successione, vasi a tripode non decorati, vasi decorati con figure geometriche semplici ed infine vasi con forme classiche importate dalla tradizione greca.
Nel periodo del bronzo antico alla cultura di Bonnannaro si era sovrapposta quella del Vaso campaniforme, di chiara influenza centro-europea e attestatasi in diverse località costiere.
Le numerose statuette in bronzo rinvenute ovunque risalgono al Tardo-Nuragico, in quanto il bronzo venne importato durante il dominio punico.
Il periodo di massima espansione della Civiltà Nuragica fu tra il 1000 ed il 500 a.C., consacrato dalla cultura geometrica-orientalizzante e coincidente con l’arrivo dei Fenici nell’isola.
La società nuragica era suddivisa in classe sociali e composta da varie tribù, a loro volta formate da clan famigliari governati dal patriarca, una sorta di RE-PASTORE, presso il quale molto probabilmente si accentravano i tre principali poteri, politico, militare e religioso.
Di grande prestigio doveva godere la classe dei sacerdoti e sacerdotesse, così come quella aristocratica dei pastori guerrieri. Seguiva il resto della popolazione, composta da agricoltori, servi-pastori, artigiani e schiavi.

La religione praticata dai nuragici era di tipo politeista, fondata sull’adorazione degli elementi della Natura; adoravano la Gran Madre, dea della fertilità e della maternità di cui sono rinvenute diverse statuine, ed il Dio Toro, scolpito invece sulle pareti delle abitazioni.

Queste due divinità erano anche raffigurate sui Menhirs, grosse pietre infisse nel terreno, chiamate in sardo “betile”.
I riti sacri si svolgevano all’aperto ed il santuario più importante era l’altare, un luogo all’aperto sopraelevato rispetto al suolo. Il culto dei morti avveniva direttamente sul luogo della sepoltura che si differenziava in Domus, circoli megalitici e dolmens, le tombe dei giganti, che potevano contenere i corpi di più appartenenti ad una stessa famiglia.
L’edificio che più di ogni altro caratterizza il culto religioso delle popolazioni nuragiche è il pozzo sacro, nel quale si venerava un’importante divinità per i sardi del tempo: l’acqua. Uno dei più rilevanti esempi di pozzo sacro è visibile nel territorio del comune di Orune, denominato “Su Tempiesu”.

La civiltà nuragica era anche una civiltá militarmente organizzata, ma essa non riuscí ad espandersi fuori dai confini dell’isola. Una delle ragioni principali della sua inevitabile decadenza puó in effetti riconoscersi proprio in questa incapacitá di espandersi dovuta innanzitutto all’insularità ma forse anche a causa dell’eccessivo attaccamento alla tradizione, che portava a respingere i ritrovati di civiltá piú evolute, come erano la greca e la fenicia.

Un male, quest’ultimo, ancora attuale in Sardegna, che tuttavia proprio nell’era nuragica seppe sviluppare, pur ignorando la scrittura, una grandiosa civiltà.

A questo riguardo, tuttavia, è di grande importanza la recente scoperta fatta in un’altura tra Haifa e Tel Aviv (Israele): una cittadella fortificata risalente a circa il 1150 a.C., con caratteristiche molto simili ad un villaggio nuragico. Una struttura unica nel suo genere nel Medioriente, che può essere classificata certamente come una specie di nuraghe. Ciò ha riacceso l’interesse degli storici e archeologi sul rapporto instauratosi alla fine dell’età del bronzo tra i Sardi ed i popoli mediorientali.

Gli studiosi sembrano concordare sul fatto che la cittadella di El-Ahwat con molta probabilità fu costruita dagli SHARDANA o comunque da genti che ne assimilarono la cultura, visto che le strutture architettoniche fanno pensare ad un forte influsso della civiltà nuragica.

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