Perché in Italia non nascono nuove imprese: un confronto internazionale impietoso

L’Italia è un Paese ricco di talenti, creatività e spirito imprenditoriale. Eppure, avviare un’attività autonoma è spesso un salto nel buio. La burocrazia farraginosa, la pressione fiscale elevata e, soprattutto, i costi fissi che gravano anche su chi non guadagna nulla, rendono la vita difficile a chi sogna di mettersi in proprio. Per comprendere meglio il problema, abbiamo confrontato la situazione italiana con quella di altri Paesi europei e degli Stati Uniti.

Il peso della burocrazia e dei costi iniziali

Aprire una partita IVA in Italia richiede giorni, talvolta settimane, di iter burocratici. Tra notai, commercialisti e registrazioni varie, si spendono dai 200 ai 500 euro, a seconda della forma giuridica scelta. In paesi come il Regno Unito o l’Estonia, invece, l’apertura può avvenire in 24 ore e con una spesa minima (anche solo 10 euro in UK).

Il macigno dei contributi fissi: l’anomalia italiana

Ciò che distingue veramente l’Italia dagli altri paesi è l’obbligo di versare contributi previdenziali fissi, anche se non si genera alcun reddito. Artigiani e commercianti devono versare oltre 3.800 euro all’anno anche a fatturato zero. I liberi professionisti con gestione separata sono esonerati dai contributi fissi, ma pagano comunque il 25,72% sul reddito.

Nei principali Paesi europei e negli Stati Uniti, non esistono contributi fissi: si versa in proporzione al reddito generato. Questo favorisce l’iniziativa imprenditoriale, riduce il rischio e incentiva l’emersione del lavoro autonomo.

Tabella comparativa: costi e burocrazia a confronto

PaeseCosti InizialiAliquota FiscaleContributi Previdenziali (fissi/variabili)Sgravi/Incentivi Start-upTempo Medio AperturaCosti Fissi a Reddito Zero (Annui)Dettaglio ContributiCosti Commercialista (Annui)Burocrazia e Commercialista
Italia200-500 €24% IRESFissi + Variabili (25,72% – 35%)Pochi15-20 giorni3.800+ €Artigiani/Commercianti: 3.850 € fissi + 21-24%. Liberi Prof: 25,72%1.000-2.500 €La burocrazia italiana è complessa, richiedendo quasi sempre un commercialista per navigare tra tasse e registrazioni.
Germania300-700 €15-30%Variabili (14-19%)Buoni3-5 giorni200-500 €14-19% sul reddito500-1.500 €Possibile gestire senza commercialista all’inizio grazie alla semplicità della registrazione e del sistema fiscale.
Regno Unito10-150 €19%Variabili (9-12%)Ottimi1-2 giorni150-300 €9-12% sul reddito300-800 €Buona parte degli imprenditori può iniziare senza commercialista, grazie alla semplicità burocratica e alla digitalizzazione.
Francia300-500 €33,33%Variabili (15-25%)Medi10-15 giorni400-800 €15-25% sul reddito800-2.000 €Può essere gestito senza commercialista, soprattutto se si usa il sistema auto-registrazione online.
Spagna300-600 €25%Variabili (30%)Buoni10 giorni250-500 €30% sul reddito600-1.500 €Semplice apertura iniziale, ma a lungo termine un commercialista diventa utile per ottimizzare il sistema fiscale.
Stati Uniti50-150 €21%Variabili (15,3%)Molto buoni1-2 giorni100-300 €15,3% (FICA) sul reddito500-1.200 €È possibile avviare un’attività senza commercialista grazie alla burocrazia molto semplice e al supporto di software di contabilità.
Estonia100-200 €20% solo su utileVariabili (fino al 33%)Ottimi1-2 giorni100-300 €fino al 33% su salari200-700 €Estensione della digitalizzazione permette a molti di fare tutto senza commercialista, specialmente per le start-up.
Irlanda100-200 €12,5%Variabili (4%)Ottimi3-5 giorni200-500 €4% sul reddito + sociali400-1.000 €Buona parte delle start-up può operare senza commercialista grazie alla semplicità del sistema e al supporto online.

Note esplicative

  • Cosa includono i costi iniziali?
    I costi iniziali comprendono le spese di apertura della partita IVA o dell’impresa: registrazione presso l’autorità competente, eventuale supporto del commercialista, tasse di bollo, onorari notarili (se richiesti), costi per apertura conti aziendali o ottenimento di codici fiscali aziendali.
  • Cosa includono i costi fissi a reddito zero?
    I costi fissi rappresentano le spese che l’imprenditore o libero professionista deve sostenere anche in assenza di fatturato. In Italia, per alcune categorie, sono contributi previdenziali fissi obbligatori (soprattutto per artigiani e commercianti) e sono annuali.
    Negli altri Paesi, i costi fissi a reddito zero sono spesso minimi o simbolici (tasse comunali, tenuta contabile, canoni bancari), con cadenze mensili o annuali a seconda del regime scelto, ma non comprendono contributi previdenziali fissi, che sono invece calcolati solo sul reddito effettivo.
  • Costi Commercialista (Annui):
    Questi sono i costi medi che un imprenditore o libero professionista dovrà sostenere per avere un commercialista che si occupi della gestione fiscale, dichiarazioni dei redditi, e altre pratiche burocratiche. La cifra può variare in base alla complessità dell’attività, ma è indicativa dei costi annuali medi.
  • Burocrazia e Commercialista:
    Alcuni Paesi permettono di aprire un’attività e gestirla inizialmente senza un commercialista grazie alla semplicità dei sistemi fiscali e la digitalizzazione dei processi. Questo è il caso di Regno Unito, Estonia, Stati Uniti, e Irlanda, dove l’uso di software online e il supporto digitale possono eliminare la necessità di un commercialista all’inizio. In altri Paesi, come Italia, Francia e Spagna, la burocrazia è più complessa e spesso è consigliato o necessario l’intervento di un professionista per evitare errori o mancanze fiscali.

Qui di seguito il grafico del costo complessivo in € per il primo anno di attività. E poi ci chiediamo perché le menti imprenditoriali italiane più brillanti scappano all’estero…

Conclusione: un sistema da ripensare

La fotografia che emerge è chiara: in Italia fare impresa è rischioso, costoso e penalizzante, soprattutto nella fase iniziale. In altri paesi, invece, l’approccio è orientato a facilitare chi vuole creare valore, permettendo di crescere prima di essere tassati e di contribuire al sistema.

Serve un cambiamento radicale:

  • eliminazione dei contributi fissi a prescindere dal reddito;
  • semplificazione amministrativa;
  • incentivi veri per chi apre nuove attività;
  • una visione che premi il coraggio imprenditoriale, anziché punirlo.

Solo così si può sperare in una nuova stagione di crescita dal basso, dove la partita IVA torni ad essere una scelta di libertà e non una condanna.

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